domenica 18 marzo 2012

Con un poco di zucchero...9


...la pillola va giù!
 Eccovi alla mia rubrica domenicale posterò dei pensieri che mi hanno lasciato lì, a riflettere. Da cui voglio imparare qualcosa.
Li condividerò con voi, chiedendovi di commentarli.
Il brano di oggi è tratto da un librino che ho trovato bellissimo.
L'autore è un umorista francese che con amore, sincerità, tenerezza e grande  ironia ci porta dentro la sua esperienza di padre di due figli, entrambi handicappati*.
La pagina che ho scelto non è fra le più divertenti, ma vi assicuro che l'autore è davvero un umorista con i fiocchi e si ride, leggendo il libro, anche se con l'amaro in bocca.
Il messaggio di fondo è che anche i genitori con figli disabili sono umani, hanno sentimenti belli e meno belli, i loro figli sono prima di tutto loro figli e non "una foto su un certificato di invalidità" (per citare Fournier), se avessero potuto scegliere avrebbero scelto una vita diversa da quella, ma dal momento che non è stato possibile, cercano di trovarne il senso nell'amore che provano , più che nelle difficoltà che incontrano, con lucido realismo e pragmatico senso del limite.
Ovviamente vi consiglio di leggerlo, perchè è raro trovare, in così poche pagine, vere perle di saggezza e di amore, al di là di ogni schema politicamente corretto o pregiudizio di sorta.
Aspetto il  vostro parere...

- Numero 9 -  
(...) Il padre di un bambino handicappato deve avere la faccia da funerale. Deve portare stoicamente la sua croce dietro una maschera di dolore. Di mettere un naso rosso per strappare una risata, non se ne parla neanche. Non gli è neppure consentito ridere, sarebbe tremendamente di cattivo gusto. Quando i figli handicappati sono due, la sciagura è doppia, e lui deve mostrarsi due volte più affranto.
Quando non hai avuto la fortuna, devi essere credibile nella parte, prendere un'aria disperata, è questione di etichetta.
Spesso io ho ignorato l'etichetta. Ricordo, un giorno, di avere chiesto un appuntamento con il primario dell'istituto medico-pedagogico in cui avevamo inserito Mathieu e Thomas. L'ho messo al corrente di un mio segreto timore: a volte non potevo fare a meno di chiedermi se Thomas e Mathieu fossero del tutto normali...
Non l'ha trovato divertente. 
Aveva ragione, non lo era. Non ha capito che era il solo modo che avessi trovato per non affondare.
Come Cyrano de Bergerac prende in giro il proprio naso, io prendo in giro i miei figli. E' il privilegio di padre. (...)
Tratto da DOVE ANDIAMO PAPA'? di Jean-Louis Fournier

*Il termine handicap (dall'inglese "hand in cap", letteralmente "mano nel cappello" ad indicare il sorteggio) non ha affatto una connotazione negativa, deriva dallo sport (in particolare ippica e golf) in cui, tenendo conto di alcune difficoltà oggettive dei concorrenti, si permette loro di esprimere il meglio e anche di vincere contro chi è più dotato o esperto.
Non è una parolaccia, ma una semplice parola.

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