mercoledì 21 ottobre 2015

Nuvole basse


Domenica scorsa-scorsa ci siamo tuffati nelle nuvole. Basse.

I nostri figli crescono.
Non avremo ancora molte occasioni di andare via insieme, loro non vogliono venire con noi, non amano stare in giro con i genitori.
E' una dura realtà, ma ci si deve passare. Anche io non amavo andare in vacanza con i miei, da adolescente. Mi annoiavo, loro abitudinari e statici, io annoiabilissima.

Ma mio Marito ed io abbiamo ancora bisogno di stare con loro, di sentirli vicini, di scambiarci qualche battuta e di vedere insieme a loro il mondo.
Sapevamo che fare una passeggiata con loro non sarebbe stata una "passeggiata", ma incoscienti e romantici abbiamo progettato una gita in montagna, a camminare. E qui è già tutto detto, per chi come me ha figli tra i 14 e i 18 anni: adolescenti-passeggiata-genitori-salita, sono parole che insieme non stanno bene, non stanno bene per niente!
Quindi siccome siamo folli e amanti degli ossimori, le abbiamo messe una in fila all'altra!
Siamo partiti verso le 9.00 perchè il tempo non prometteva bene. Siamo arrivati un'ora più tardi, il tempo non era migliorato, ma almeno non pioveva. L'obiettivo era il monte Palanzone, la cima, un paio d'ore dal parcheggio. Una via facile, dai documenti che avevo trovato. Facile, sì, ma tremendamente in salita e questo lo abbiamo appurato... solo vivendo! In una mattina di apertura della caccia, tra schioppettate e cani che importunavano la mia Cagnolona , abbiamo intrapreso la nostra avventura. Dopo tre quarti d'ora eravamo in mezzo alle nuvole, basse eh! Non crediate che io cammini come uno stambecco, sono lentissima! Il percorso scelto, che in una giornata di sole permette di godere del panorama dei due rami del lago di Como, delle Alpi lombarde e della Pianura Padana è stato dannato dal tempo. L'idea era di andare fin là (sorbendomi le scontate lamentele dei ragazzi : ma dove stiamo andando, ma perchè ci stiamo andando, mi fanno male le gambe, sono stanco, ecc.ecc.) perchè volevo con loro vedere le meraviglie dall'alto, fare fatica e dir loro che con tanta fatica si fanno grandi cose, si vedono cose che non immaginano possano esistere, che la vita è bellissima e loro ce l'hanno in mano, e via dicendo, cose così, cose belle, che un giorno , ricordando quel giorno, quel momento, quelle immagini, potessero sorridere e riempirsi il cuore di gioia. Invece, cari miei, ho dovuto fare i conti con il tempo. Nuvole basse, nebbia, visione ad un metro da noi.
Ho cercato un senso comunque a quello che stavamo facendo.
E cosa stavamo facendo?
Stavamo raggiungendo un obiettivo comune: la cima.
Non l'abbiamo raggiunta la cima.
Il Piccolo Principe si è lamentato tutto il tempo, mio Marito era in ansia per il parcheggio a disco orario e il Principe Felice si accodava volentieri ai due, nel desiderare il ritorno. Ci siamo fermati infine a mangiare, a mezz'ora circa dall'arrivo. Non abbiamo goduto di nessun panorama, le nuvole ci avvolgevano. Un senso era difficile trovarlo, ma non sottovalutatemi, qualcosa ho colto ugualmente.
La prima riflessione riguarda il fatto che se avessimo fatto lo stesso tragitto separatamente, sono sicura, saremmo arrivati: il Piccolo magari con gli scout, il Felice senza problemi con chiunque tranne noi, perchè ama camminare, mio Marito ed io, con lentezza, passin passino.
Ne ho dedotto che la famiglia non è un gruppo omogeneo, la famiglia è una biodiversità: per far vivere bene i suoi elementi, occorre che questi siano diversi e complementari. I singoli componenti hanno esigenze e ritmi diversi, a volte contrastanti, per permettere lo sviluppo di ciascuno è necessario che il gruppo si separi e lasci l'iniziativa singola. La famiglia, se vuole che i suoi componenti si realizzino, deve essere nido, ma non trappola.
In secondo luogo, e questo ai ragazzi mi è piaciuto dirlo. La nebbia che ci avvolgeva, l'impossibilità di vedere a distanza il panorama è la nostra metafora in questo momento: la loro adolescenza è la nebbia, l'ovattata sensazione di essere soli, ma è solo un momento, solo una contingenza meteorologica, dietro quella nebbia, c'è comunque, c'è sempre, c'è, quasi dispettoso, lo splendido panorama che vogliamo vedere, c'è la vita, la felicità, che non sembra esistere, ma è solo un'illusione, la vita c'è, è lì oltre le nuvole, oltre il grigio, c'è, anche se noi non lo riusciamo a immaginare. E' una certezza, non solo una speranza!
Che ne dite: anche una gita fallimentare può diventare una buona occasione per essere felici?!

P.S. di sicuro la più felice è stata la Cagnolona, sembrava ridere, mentre correva su e giù, cadeva, si rotolava, si faceva coccolare! Una meraviglia!

10 commenti:

  1. Sei stata bravissima Ninin, io non avrei saputo trasformare una disfatta in opportunità così bene come te!!! Quanto al resto sono molto solidale. Al momento il Ric noi riusciamo a portarlo senza brontolii solo al ristorante giapponese! :-)

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    1. Il Ric non ha ancora raggiunto la "perfezione" -e mi rallegro per te-: il nostro Piccolo riesce a lamentarsi anche delle cose che gli piacciono! ;D .....solo con talento e allenamento si arriva a tali livelli!!! :D

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  2. Che bell'invito che mi fai, irresistibile! Guarda che ci penso su per davvero! :))))
    La patente non è arrivata e non è detto che arrivi, ancora non ha fatto il test di teoria, figurati!
    Finché non vedo il documento non credo e chiamami pure san Tommaso! ;D
    Buon fine settimana

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  3. Questo racconto mi è piaciuto davvero, perché so che hai ragione e che in ogni esperienza c'è del buono da portare a casa ... però in questo periodo mi riesce così difficile!
    Poi la cosa che la famiglia è una biodiversità è fantastica!

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    1. La biodiversità è essenziale! ;D
      Hai ragione, ci sono esperienze che si fa fatica a vedere in positivo, soprattutto quando ci si trova in mezzo. È proprio per questo che mi sforzo di trovare un senso a piccole sconfitte, per non farmi sopraffare da quelle più grandi...mi alleno... un bacio.

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  4. Sei unica Ninin!
    L'unico pensiero che mi sostiene da un po'di tempo è che prima o poi passerà: cresceranno e si libereranno di quella zavorra che adesso come adesso impedisce loro di volare.Un'armatura che in qualche modo si sono costruiti da soli, anche se spesso vedono in me chi l'ha forgiata. E' dura da sopportare, ma passerà.

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    1. Sì dai, passerà.
      Noi saremo vecchi e rideremo di loro con i nostri nipoti, i loro figli...Non vedo l'ora!
      ;D

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  5. Ah ecco! Adesso sì che mi sento meglio!! Haha!

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